Il Bric Berciassa è uno dei migliori punti panoramici sulla pianura e in particolare la citta di Cuneo, che da lassù mostra la sua inconfondibile forma appuntita racchiusa tra il Gesso e lo Stura.
Un piacevole itinerario che, partendo dalla frazione Cerati, passa per il pilone della Battaglia, teatro di scontri avvenuti nel lontano passato contro i Saraceni, ma anche della battaglia di Roccavione tra il marchesato di Saluzzo e gli Angioini di Francia. E’ utile seguire la traccia GPS per non perdersi a causa dei numerosi bivi.
Imbocchiamo via Cerati e percorriamo il breve tratto fino ad una fontana. Svoltiamo a destra in via Rana, nome appropriato visto che nelle sere di tarda primavera rane e rospi l’attraversano gracchiando. La risaliamo su asfalto fino a quando, più su, si stacca a destra una scalinata che ci permette di tagliare un tratto.
Arriviamo al santuario di Sant’Antonio; proseguiamo oltre il santuario raggiungendo nuovamente la strada asfaltata che seguiamo in salita fino alla località Pasturone.
Più su la strada piega verso destra e diventa sterrata. Dopo una curva e una leggera discesa raggiungiamo i tetti Bellone. Ci teniamo a monte delle case, ignoriamo la prima sterrata che si stacca a sinistra e svoltiamo poco dopo per il pilone della Battaglia. Arriviamo a un bivio dove confluiscono più strade e seguiamo quella che sale dolcemente a destra.
Arriviamo, ben più su, a una casa isolata, che aggiriamo a destra; continuiamo ancora a salire e dopo due curve arriviamo a una segheria particolarmente ben tenuta. Proprio di fronte, scendendo qualche decina di metri, si trova la fontana del Bandito. Si racconta che un brigante, nella prima metà dell’800, si rifugiò qui dopo essere stato avvelenato e riuscì a guarire semplicemente bevendo l’acqua della sorgente.
Tornati alla segheria la aggiriamo arrivando a un’area con panchine e piloncino, il Trüc du pilun. Tra le numerose strade prendiamo quella che sale ripida a sinistra. Arrivati a poca distanza da un casolare con una tettoia svoltiamo ancora a sinistra imboccando un bellissimo sentiero che ci porta sulla dorsale che si affaccia sulla bassa valle Vermenagna. Seguendo le indicazioni rosse SMO (Sentiero di Marco Olmo) prendiamo il sentiero che sale deciso a destra.
In breve arriviamo al pilone della battaglia, teatro di scontri avvenuti nel lontano passato contro i Saraceni, ma anche luogo della battaglia di Roccavione tra il marchesato di Saluzzo e gli Angioini di Francia.
Siamo nel punto più alto dell’itinerario. Appena oltre si aprono bellissimi scorci panoramici sul Monviso.
Scendiamo dalla parte opposta su un lungo prato in forte pendenza incrociando poco più in basso il Sentiero dei faggi. Alla base del prato prendiamo un poco evidente sentiero che scende deciso a sinistra. Quando spiana procediamo a destra su un bellissimo mezzacosta.
Arriviamo al colle Bercia (906 m), dove si trova un pilone dedicato a Sant’Antonio da Padova e a San Donato.
Ignoriamo le indicazioni per il Bric Berciassa, da cui faremo ritorno, e seguiamo il sentiero a sinistra che compie alcuni Sali scendi a mezza costa. Giunti a un colletto prendiamo ancora a sinistra seguendo le indicazioni per il pilone Arnostia. Dopo un altro piacevole mezzacosta arriviamo a una palina vicino a un ometto di pietre.
Seguiamo le indicazioni a destra verso il Bric Berciassa, conosciuto erroneamente dai bovesani come pilone della Renostia (o Arnostia), che raggiungiamo poco dopo. Nonostante la quota modesta è uno straordinario punto panoramico a giro d’orizzonte sulla pianura, sulla Bisalta che di qua appare in tutto il suo splendore e sulla valle Vermenagna.
Per il ritorno seguiamo la panoramica dorsale dalla parte opposta dalla quale siamo arrivati. Con un po’ di attenzione si può anche scovare il garb’d la rana Giäna, una profonda fenditura ben nascosta dalla vegetazione. La leggenda vuole che la regina Giovanna d’Angiò si fosse stabilita proprio qui quando a Boves cominciò a manifestarsi una terribile epidemia.
La regina promise di andarsene a patto che le procurassero un paio di scarpe perfette per i suoi piedi. I migliori calzolai si misero allora al lavoro, ma nessun paio si dimostrò adatto ai suoi piedi. Fu solo grazie all’astuzia della serva della regina che, spargendo un po’ di farina intorno al letto si scoprì l’arcano: i suoi piedi erano in realtà zampe di gallina.
Continuiamo a seguire la dorsale che con alcuni ripidi Sali e scendi ci riporta al colle Bercia. Da qui, anziché tornare sul sentiero fatto all’andata, svoltiamo a sinistra nel sentiero che scende nel cupo bosco di castagni.
Dopo un breve tratto ci ricongiungiamo alla strada sterrata già percorsa in salita. Torniamo in discesa alla confluenza di varie stradine e questa volta, anziché tornare ai tetti Bellone, proseguiamo in piano dritto davanti a noi.
Dopo una curva inizia la ripida discesa detta muntà ‘d l’asu. Più in basso ci ricongiungiamo all’asfalto. Dopo una ventina di metri, nei pressi di un palo elettrico, svoltiamo nel bosco a destra (vallone Ariou).
Una settantina di metri dopo uno splendido sentiero pianeggiante verso sinistra ci porta tra boschi molto curati sulle colline di Costalunga. Più avanti il sentiero diventa una sterrata che passa tra le vigne con splendidi panorami verso la Bisalta e sulle colline che degradano a sud verso la frazione Cerati.
Sul casotto è conservato un affresco della Madonna completato il 22 marzo 1861, negli stessi giorni in cui veniva proclamata l’Unità d’Italia. Giunti a una nuova confluenza di stradine imbocchiamo quella in discesa, via Costalunga, che più in basso ci riporta su via Cerati.